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MONTE PERALBA
Il Peralba è una montagna che arriva fino a 2694 metri di altezza. È la seconda vetta più alta delle Alpi Carniche, le quali in passato hanno fatto molta strada perché attraversano il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e arrivano fino al confine con l’Austria! Qual è l’origine del suo nome? Peralba in dialetto significa “pietra bianca” per via del colore bianco che ha la sua particolare roccia calcarea. Pensate che, milioni di anni fa, la zona dove si trova il nostro monte era ricoperta dal mare. Con il tempo il mare si è riempito di detriti che hanno formato un’enorme massa di sedimenti. Dopo numerosi terremoti, i sedimenti sono un po’ alla volta cresciuti fino a emergere completamente dall’acqua e formando così l’intera catena montuosa delle Alpi e quindi anche il monte Peralba!
LAGUNA DEL MORT
Un tempo, le dolci acque del fiume Piave scorrevano libere proprio dove ora possiamo ammirare la Laguna del Mort. Infatti, qui un tempo c’era la foce del fiume che terminava il suo percorso nelle acque salate del Mar Adriatico. Quando il fiume ha cambiato direzione, trovando la sua nuova foce, su quella vecchia si è creata nel tempo questa bellissima e particolare laguna. I detriti trasportati dal fiume infatti hanno formato una linea di terra che ha racchiuso in parte lo spazio d’acqua vicino al mare, trasformandolo in un tranquillo bacino d’acqua marina. Si è creato così un nuovo ambiente naturale in cui oltre a una ricca vegetazione possiamo trovare diversi animali fra cui la lepre, la donnola, vari roditori, il rospo smeraldino, la biscia d’acqua, l’airone e una grande varietà di pesci e volatili. Vedere per credere!
PIENA
La piena è la condizione in cui il fiume si trova quando il suo letto trasporta quantità di acqua maggiori della norma a causa delle precipitazioni atmosferiche (soprattutto pioggia, ma anche la neve). Quando la pioggia continua a cadere in modo battente per giorni e giorni, la piena sarà intensa e il livello dell’acqua salirà, a volte anche raggiungendo livelli di allerta. Ma state tranquilli, la Protezione Civile tiene sempre sott’occhio le piene dei fiumi, nell’attesa che tornino alla situazione di morbida.
Se la piena sale e non si ferma?
In questo caso si dice che il fiume straripa, e si ha un’eso-ndazione (il prefisso eso sta a significare “al di fuori, “esternamente”. Non ci credete? Provate a cercare il significato delle parole esodo, esotico, esortazione e scoprirete che è proprio così!).
E ora due cose molto importanti: la prima è che la piena di un fiume non si può fermare. La seconda è che molto prima che un fiume esondi, la Protezione Civile e i Pompieri sa bene cosa sta per accadere e prende tutte le contromisure, in modo da contenere i danni che l’acqua potrebbe arrecare a cose e persone rompendo gli argini.
Proprio i pompieri volontari (vai al link shorturl.at/dqFHZ) ci spiegano che “molti fenomeni considerati calamitosi, come le alluvioni, stanno crescendo moltissimo per frequenza, rispetto al passato”.
“La ragione di ciò – spiegano sempre i pompieri – non risiede soltanto nella evoluzione climatica della Terra in generale e delle nostre latitudini in particolare, ma è certamente condizionata dall’azione dell’uomo sul territorio”.
UCCELLI MARINI E LAGUNARI
In ogni ambiente naturale possiamo trovare una fauna locale, cioè delle specie animali che scelgono di adattarsi, di vivere e di riprodursi in quel luogo specifico.
Nel territorio della provincia di Venezia abbiamo, ad esempio, degli ambienti molto favorevoli all’avifauna acquatica che è l’insieme degli uccelli che abitano nei pressi dell’acqua. Nella vasta area lagunare veneta fra i canneti e barene, nei diversi fiumi e canali, tantissime specie di uccelli merini e lagunari costruiscono il loro nido o passano l’inverno al riparo dal freddo in questi luoghi.
Questi ambienti sono molto interessanti per l’ornitologia, cioè lo studio delle diverse specie di uccelli. La caratteristica principale di molti dei volatili che potete vedere in questa zona è di avere i piedi palmati (cioè le dita sono collegate fra loro da uno strato di pelle) utili sia per camminare in superficie, sia per immergersi e nuotare.
Le ali lunghe sono tipiche delle specie che sorvolano il mare aperto mentre sono più corte per quelle che si immergono abitualmente per nutrirsi.
Vivono spesso in colonie, cioè in gruppo con i loro simili, e tendono ad avere un piumaggio impermeabile per proteggersi dall’acqua e molto fitto per ripararsi dal freddo. Le loro piume spesso non sono colorate, vanno dal bianco, grigio, nero o marrone per difendersi meglio da possibili attacchi da altri animali.
Fra gli uccelli nidificatori ci sono:
- l’Oca selvatica,
- il Cigno reale,
- il Cigno nero,
- il Germano reale,
- la Ghiandaia marina e anche
- l’Airone rosso e
- l’Allodola
Fra quelli che svernano invece troviamo
- l’Airone guardabuoi,
- l’Airone bianco,
- l’Airone cenerino,
- il Colombaccio,
- il Gabbiano reale,
- lo Storno,
- la Garzetta,
- il Cormorano,
- lo Svasso,
- il Fenicottero,
più rari sono
- il Cigno minore
- la Gru
Tantissimi altri volatili acquatici sono presenti in questi splendidi luoghi naturali e, adesso che lo sai, sarà ancora più bello visitarli per poterli scoprire e ammirare!
ETNOLOGIA
Come mai questa parola ha una pronuncia così particolare? Proviamo a scomporla in due per comprenderla meglio e conoscerne l’origine: “etno-“, dalla parola greca “ethnos”> popolo, e “-logia” dalla parola greca “logos” > studio. Etnologia = studio dei popoli presenti nel mondo.
L’etnologia è una disciplina che si è sviluppata nel 1800 e che fa parte dell’Antropologia = studio dell’uomo all’interno della società. L’Etnologo effettua studi e ricerche sui diversi popoli per conoscerne le differenti culture, tradizioni, lingue, abitudini, religioni e altre caratteristiche per poi capire da cosa dipendono le somiglianze o le differenze fra le popolazioni nelle diverse epoche storiche.
CENTRALI IDROELETTRICHE
Si può ottenere l’energia elettrica grazie alla forza dell’acqua? Certo che sì, proprio grazie alle centrali idroelettriche! Queste sono delle costruzioni create dall’uomo che, attraverso dei macchinari particolari, trasformano l’energia che possiede un corso d’acqua grazie al suo movimento, l’energia cinetica, in energia elettrica.
Per controllare la velocità e quindi la forza del moto dell’acqua, si costruiscono delle dighe che formano dei bacini d’acqua. In questo modo, l’acqua inizia il suo avventuroso percorso: esce dalla diga attraverso un canale di passaggio che porta alla turbina (macchinario a forma di ruota che gira su se stesso) passa attraverso di essa facendola girare e infine ritorna libera nel fiume attraverso il canale di scarico. La rotazione della turbina fa girare a sua volta un altro macchinario collegato, l’alternatore (macchina rotante al cui interno ci sono dei magneti) che trasforma l’energia meccanica avuta dalla turbina in energia elettrica. Si genera così la corrente elettrica che riceviamo nelle nostre case grazie alle linee di trasmissione che comunicano con la centrale.
Questa modalità di produzione di energia elettrica è a basso inquinamento per l’ambiente perché sfrutta una fonte di energia primaria rinnovabile e che non produce combustione, in questo caso è l’acqua, ma si può partire anche da altre fonti rinnovabili come l’energia del sole, del vento, della terra…se ti sei appassionato all’argomento puoi approfondire anche queste e scoprire come funzionano. La prossima volta che accenderai la luce in una stanza, conoscerai il lungo percorso e le straordinarie trasformazioni che ci sono dietro a questo semplice gesto!
Piccolo schema per aiutarvi a memorizzare:
Centrale idroelettrica > per trasformare la forza dell’acqua (energia cinetica) in energia elettrica:
1. Si costruisce la diga per controllare la velocità dell’acqua
2. L’acqua viene fatta defluire, attraverso un canale, verso una turbina (ruota)
3. Le turbina è collegata ad un alternatore. Qui l’energia cinetica viene convertita in energia elettrica
4. L’acqua ritorna al fiume attraverso un canale di scarico.