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SAN MARTINO DI TOURS

Nato nel 316 d.C. in una Provincia dell’Impero Romano, dove ora si trova l’Ungheria, trascorse la sua infanzia a Pavia e il resto della sua vita in Francia dove è sepolto, nella città di Tours.

Fino ai 40 anni fu un soldato dell’esercito romano inviato in Gallia (attuale Francia), dove aveva il compito di sorvegliare le guarnigioni (le caserme d’oggi).

Fu proprio durante una ronda che accadde l’episodio che gli cambiò la vita. Era un inverno particolarmente freddo quando incontrò un mendicante seminudo, provando tanta pietà per lui, con la spada tagliò in due il suo mantello militare per donargli la sua metà. La notte seguente gli apparve in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello che diceva agli angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano…”. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Colpito da questo sogno, si fece battezzare e diventò monaco, fondando la pirma comunità di monaci in Francia. Fu eletto vescovo nel 371 d.C. a Tours ma non abbandonò mai la vita monastica: visse in povertà e predicò la solidarietà nelle campagne.

Morì l’8 novembre del 397 d.C. ma la sua ricorrenza è l’11 novembre, giorno dei suoi funerali.

Proprio in questi giorni di novembre, ogni anno la temperatura solitamente si rialza, ricordando il suo gesto di generosità come recita un antico proverbio: “L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino”.

Il santo dà anche il nome al Duomo di Belluno che si chiama Cattedrale di San Martino.

CAMPANARO – e la leggenda de “Il campanaro che vendette il suo scheletro”.

Come si evince dal nome, il campanaro è proprio colui che suona le campane nel campanile! Anticamente intonava diverse sequenze di suoni, ed ognuna corrispondeva ad un diverso segnale o informazione che si voleva dare ai cittadini (l’inizio della messa, il giorno di festa, un momento di lutto ecc).

Da molti anni il lavoro del campanaro è sempre più raro, dato che quello che sentiamo provenire dai campanili, in realtà è un suono registrato.

Quasi sempre il campanaro era (ed è ancora) il responsabile della carica manuale degli antichi orologi che scandiscono il tempo dei campanili, (o torri campanarie, come si chiamavano un tempo).

Curiosità: in Italia, dal 1960, si svolge tutti gli anni il Raduno nazionale dei suonatori di campane, durante il quale vengono mostrate le principali tecniche di suono delle campane.

“Il campanaro che vendette il suo scheletro”

Ottocento, Venezia. Il protagonista di questa storia è il campanaro di San Marco dell’epoca. Un uomo certamente fuori dal comune che aveva un unico difetto: era amante del vino.

Un “vizio” comune a molti, certo, e probabilmente a prima vista insignificante ma che, vedremo, gli sarà fatale.

Il campanaro apparentemente sembra non esisteva: non si conosceva il suo nome, ne la sua l’esatta provenienza.

Di lui si sapeva solo che abitava in corte Bressana ed era praticamente un gigante. Alto oltre due metri, aveva delle mani grandissime.

Un giorno uno scienziato veneziano, uscendo da messa, lo notò. Il corpo del Campanaro era trasparente e tutti i passanti potevano vedere il suo scheletro. Lo scienziato aveva capito che quel Campanaro possedeva dei poteri eccezionali e per questo gli chiese di poter inserire il suo scheletro all’interno del suo palazzo, come guardiano.

Dopo tante insistenze i due arrivarono ad un accordo, soprattutto perchè il campanaro si fece abbagliare dal denaro che gli offrì lo scienziato, convinto che l’uomo sarebbe morto prima di lui e che quindi il tutto sarebbe andato dimenticato.

Lo scienziato aveva chiesto di poter impossessarsi dello scheletro, dopo la morte del Campanaro. E il campanaro accettò di buon grado, spinto dai soldi luccicanti che vedeva brillare davanti a se e perché si era convinto che sarebbe certamente morto dopo lo scienziato. A Quel punto il patto non avrebbe più avuto valore.

Stipulato il contratto, lo scienziato chiosò: “Alla tua morte, porrò il tuo scheletro in una grande teca di vetro e gli metterò in mano una campanella. Farà da guardia alle mie collezioni di quadri e oggetti preziosi!”

Il campanaro nei giorni successivi, colmo di gioia, andò a spendere i soldi ricevuti facendo quello che da sempre sognava in cuor suo ma che non aveva mai potuto realizzare a causa della sua estrema povertà: festeggiò bevendo e offrendo a tutti del buon vino. Un bicchiere, due bicchieri, tre bicchieri fino a quando il poveretto, una sera, proprio all’interno della locanda, a causa di quel suo vizio, stramazzò a terra inanime.

Quando lo scienziato andò a raccogliere il corpo da terra per estrarne lo scheletro, come era nei patti, non trovò più nulla. Lo scheletro si era trasformato in un simpatico fantasma barcollante, di quelli che non spaventano nessun bambino, perché l’unica cosa che sapeva fare era svolazzare sopra i campanili e suonare strane melodie con le campane.

ANDREA BRUSTOLON

Andrea Brustolon è stato un grande scultore bellunese, vissuto tra il 1662 e il 1732, protagonista dello stile barocco veneziano ed esperto intagliatore del legno. Gli vennero commissionate molte opere a tema religioso, ma fu anche molto richiesto da famiglie private, soprattutto nobili, che desideravano possedere in casa una sua bellissima scultura.

Nella chiesa di San Pietro a Belluno sono conservate due preziosissime pale d’altare, realizzate dall’artista bellunese negli ultimi anni di vita: la morte di San Francesco Saverio e la crocifissione.

ARCA AVOSCANO

Si tratta del sepolcro che Guadagnino, della famiglia signorile degli Avoscano da Agordo, si fece costruire intorno al 1335 e che oggi è conservata sotto l’altare della cripta del Duomo di Belluno. Pensate che ha resistito a 700 anni di storia e anche ad un terremoto!

RELIQUIE

In senso religioso, quando si parla di reliquie ci si riferisce ad oggetti appartenenti personaggi religiosi importanti, o addirittura a resti dei corpi di martiri e santi, come il sangue e le ossa!